Venerdì, 04 Ottobre 2019 13:38

PROCEDURA PER LA GESTIONE DEI CASI DI PEDICULOSI

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PROCEDURA PER LA GESTIONE DEI CASI DI PEDICULOSI

1. SCOPO

Da alcuni anni ormai si manifesta in modo sempre più frequente il fenomeno della pediculosi nelle scuole, anche nel nostro Istituto. Per evitare disagi, allarmi ingiustificati e interventi poco adeguati, la direzione di codesto Istituto, così come già fatto da altre istituzioni scolastiche, ha pensato alla stesura di questo protocollo con l’ulteriore intento di chiarire il problema e suggerire modalità di intervento corrette e concertate che garantiscano una efficace procedura qualora si verifichino situazioni allargate che non si risolvono nel tempo.

2. PREVENZIONE

È impossibile prevenire completamente le infestazioni da Pediculus Capitis (Pidocchio).

I bambini, a causa delle loro peculiari modalità comportamentali, hanno frequenti contatti diretti e prolungati tra le loro teste ed è frequente lo scambio di oggetti personali (cappelli etc.). Ne consegue che i bambini devono essere educati ad evitare o almeno ridurre tali comportamenti. L’unica corretta misura di prevenzione è costituita dall’identificazione precoce dei casi, attuata mediante il controllo settimanale della testa da parte dei genitori. E’ scorretto l’uso a scopo preventivo dei prodotti utilizzati nel trattamento per l’eliminazione dei pidocchi: si tratta di una pratica inutile e dannosa e come tale deve essere energicamente scoraggiata.

a. Misure di prevenzione in ambito familiare

Successivamente all’identificazione di un caso indice, tutti i conviventi devono essere controllati e trattati se positivi. E’ opportuno trattare comunque, indipendentemente dall’esito dell’accertamento, coloro che condividono lo stesso letto con il caso indice. Sebbene la trasmissione abbia un ruolo meno importante, è opportuno procedere al trattamento degli oggetti personali nel modo seguente:

• spazzole e pettini: immersione per 10 minuti in acqua calda ad almeno 54° C, in cui diluire  eventualmente il prodotto indicato per il trattamento;

• biancheria: lavaggio a caldo (60°C) in lavatrice o a secco; altrettanto efficace è la conservazione di tali materiali in sacchi di plastica per 10 giorni.

b. Misure di prevenzione in ambito scolastico e nelle collettività in genere

Gli studi epidemiologici disponibili hanno messo in evidenza che lo screening (controllo delle teste) in ambito scolastico non ha dimostrato di ridurre l’incidenza della parassitosi e non viene quindi raccomandato in quanto si tratta di un intervento di non comprovata efficacia. Al contrario, numerosi studi descrittivi suggeriscono che l’educazione dei genitori riguardo al riconoscimento e al trattamento della pediculosi può risultare efficace. I genitori dovrebbero essere incoraggiati a controllare periodicamente le teste dei figli anche se asintomatici; lo screening scolastico non può sostituire tale modalità di controllo.

c. Criteri di riammissione scolastica

Il bambino può tornare a scuola il giorno dopo il trattamento. Non è indispensabile che, contestualmente al trattamento, sia stata effettuata la rimozione delle lendini, tuttavia tale pratica può essere presa in considerazione per le seguenti ragioni

 

• LA RIMOZIONE DELLE LENDINI PUÒ RIDURRE LA CONFUSIONE DIAGNOSTICA.

• la rimozione delle lendini evita che il trattamento venga ripetuto senza che ve ne sia la necessità.

• secondo alcuni Autori la rimozione delle lendini situate entro 1 cm dal cuoio capelluto è utile per diminuire il rischio, peraltro modesto, di reinfestazione. La rimozione delle lendini si effettua utilizzando una soluzione di acqua e aceto in parti uguali, in grado di sciogliere la sostanza collosa che tiene l’uovo attaccato al capello.

3. TRATTAMENTO

In commercio sono disponibili numerosi prodotti, ma non di tutti esistono prove di efficacia. Il prodotto di prima scelta è attualmente la permetrina 1%, disponibile in forma di crema che va applicata dopo lo shampoo e risciacquata dopo dieci minuti. Si tratta di un piretroide sintetico che, al contrario delle piretrine naturali, (così chiamate perché estratte dal crisantemo) non causa reazioni allergiche in persone con ipersensibilità al crisantemo e possiede un’azione residua in grado di uccidere le ninfe che emergono dal 20-30% delle uova non uccise dal trattamento. È comunque consigliata una seconda applicazione 7-10 giorni dopo la prima. È stata segnalata resistenza alla permetrina nei paesi anglosassoni, tuttavia la prevalenza di tale fenomeno non è nota. Un trattamento di seconda scelta, da utilizzare solo nei casi in cui è sospettata una resistenza alla permetrina o alle piretrine, è il malathion 0.5%; si tratta di un’insetticida organofosforico (inibitore della colinesterasi), disponibile sotto forma di lozione applicata sulla capigliatura asciutta per 10 minuti, seguita da un lavaggio con un normale shampoo. Il malathion è sia pediculocida che ovicida. È segnalata grave depressione respiratoria in seguito alla sua ingestione accidentale. In commercio, come accennato, sono disponibili le piretrine di origine vegetale. Sono neurotossiche nei confronti di P. capitis, mentre la loro tossicità nei confronti dei mammiferi è molto bassa. Come già detto, sono controindicate negli allergici al crisantemo, sebbene le moderne tecniche estrattive minimizzino la possibilità di contaminazione del prodotto, per cui molto raramente sono state riportate reazioni allergiche. Nessuna di queste piretrine è ovicida al 100%, infatti gli embrioni sono privi di cellule nervose per alcuni giorni, periodo in cui l’attività neurotossica non si può

esplicare. E’ stata segnalata resistenza del parassita nei confronti di tale prodotto. Di recente è stato commercializzato un prodotto contenente piretrine e piperonilbutossido, sotto forma di mousse termosensibile; su tale prodotto esiste attualmente uno studio clinico di efficacia, in cui sono state messe a confronto la mousse vs. una crema a base di permetrina: i risultati indicherebbero una elevata efficacia del prodotto sia come pediculocida che come ovicida. Il trattamento può fallire essenzialmente per due ragioni :

• uso improprio o incompleto del prodotto: mancata ripetizione del trattamento dopo 7-14 giorni, uso di una quantità insufficiente a determinare un contatto con l’intero cuoio capelluto e con i capelli in tutta la loro estensione.

• resistenza al prodotto: è stata descritta resistenza alla permetrina e alle pietrine, mentre per quanto riguarda il malathion il problema è stato segnalato sino ad ora soltanto in Gran Bretagna e in Francia.

Infine, il trattamento può fallire solo apparentemente, quando il paziente è stato trattato per una pediculosi inesistente, sicché l’errore diagnostico e il trattamento inappropriato/a si perpetuano in un circolo vizioso. Sull’efficacia dei sunnominati principi attivi esistono due revisioni sistematiche; la prima individua nella permetrina il prodotto più efficace; i risultati della seconda, che è stata condotta con criteri più restrittivi, non depongono per una maggiore efficacia della permetrina rispetto al malathion e alle piretrine sinergizzate. La stessa revisione sottolinea inoltre che non vi sono evidenze di efficacia di altri principi attivi, compresi i prodotti a base di erbe, mentre i metodi fisici (il c.d. Bug Busting) sono risultati inefficaci. È interessante notare  come tre studi clinici inclusi in quest’ultima revisione siano stati condotti in Paesi in via di sviluppo, in cui normalmente gli antiparassitari non sono disponibili; pertanto i trattamenti potrebbero essere risultati più efficaci in quanto P. capitis non era sottoposto ad alcuna pressione selettiva.

4. LA GESTIONE DELLA PEDICULOSI NELLA SANITÀ PUBBLICA

Il Servizio di Igiene (SISP) del Dipartimento di Prevenzione della ASL ha tra i suoi compiti la sorveglianza epidemiologica delle malattie infettive e diffusive, nonché (in modo non esclusivo) l’informazione e l’educazione sanitaria della popolazione in tema di prevenzione. La diagnosi e la terapia delle patologie infettive e parassitosi (inclusa la pediculosi) non è, per i motivi precisati al punto 3, un suo compito istituzionale. Nella gestione della pediculosi, al SISP può essere quindi affidata:

• l’informazione e l’educazione sanitaria delle famiglie

• l’informazione e l’educazione sanitaria degli insegnanti e dei dirigenti scolastici

• l’informazione e l’educazione sanitaria degli insegnanti referenti per l’educazione alla salute

• l’informazione e la formazione dei pediatri e dei medici di famiglia

• l’informazione e la formazione dei farmacisti

• la gestione delle notifiche di pediculosi ai sensi del DM 15.12.90, “Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive”.

5. LA SCUOLA

Sebbene le famiglie abbiano la principale responsabilità nell’ambito della prevenzione, identificazione e trattamento della pediculosi, la scuola ha un ruolo fondamentale nel sostenere le famiglie in tale attività.

a. Ruolo del Dirigente Scolastico

Il Dirigente Scolastico ha un ruolo chiave nel gestire la pediculosi nell’ambito della comunità scolastica. Il suo compito è quello di mantenere la comunicazione tra i genitori, gli insegnanti e il SISP e di sensibilizzare al problema i genitori e gli insegnanti. Tali azioni, per essere efficaci, devono essere intraprese indipendentemente dall’eventuale presenza di casi all’interno della scuola, preferibilmente nei periodi in cui non sono stati ancora segnalati casi (per es. all’inizio dell’anno scolastico e durante gli incontri con i genitori che precedono l’apertura della scuola). È noto infatti che in periodo di epidemia reale o presunta la comunicazione è meno efficace in quanto inficiata dalla reazione emotiva dei soggetti coinvolti. Per poter intraprendere efficacemente tali attività, il Dirigente Scolastico deve aver acquisito le basilari conoscenze sulla pediculosi e sulla sua gestione nelle collettività, attraverso le iniziative di formazione organizzate dal SISP.

b. Il ruolo degli insegnanti

Il ruolo educativo degli insegnanti e quello svolto dagli incaricati per l’Educazione alla Salute rappresentano il mezzo più idoneo per una corretta diffusione delle informazioni sulla gestione della pediculosi e il migliore tramite tra il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica e le famiglie. Pur non essendo incluso tra i soggetti con titolarietà alla Segnalazione di malattia infettiva, il Dirigente Scolastico è comunque coinvolto nella sorveglianza della pediculosi e, più in generale, delle malattie infettive; l’art. 40 del DPR 22.12.67 n. 1518 prevede infatti che l’insegnante “qualora rilevi negli alunni segni sospetti di malattia infettiva deve avvertire, in assenza del medico scolastico, il Direttore della scuola o il Capo d’Istituto”.

c. Il ruolo dei rappresentanti dei genitori

Analogamente a quanto avviene per altri aspetti dell’attività scolastica, i rappresentanti dei genitori costituiscono un importante tramite tra l’istituzione e le famiglie. Poiché è impossibile che il SISP possa esplicare un’efficace informazione incontrando tutti i genitori, la soluzione più razionale è quella di rivolgersi ai loro rappresentanti, che provvedono a diffondere le informazioni presso le famiglie.

6. MODALITA’ OPERATIVE

Protocollo operativo per la gestione della pediculosi nelle comunità scolastiche. Vengono fornite qui di seguito alcune indicazioni operative per il controllo della pediculosi nelle comunità scolastiche. Poiché l’incidenza della parassitosi è più elevata, come risulta dagli studi epidemiologici, nelle classi di età corrispondenti alle scuole elementari e materne, le azioni previste dal presente protocollo si intendono dirette prioritariamente a tali comunità scolastiche. Ai fini della riammissione scolastica, la normativa specifica stabilisce che il bambino può essere riammesso a scuola “… il giorno dopo il primo trattamento, poiché il rischio di trasmissione è ridotto dalla terapia. L’avvenuto trattamento può essere certificato dal medico curante o dichiarato per iscritto da uno dei genitori/tutori”. In presenza di criticità non altrimenti controllabili ( come già avvenuto in più occasioni) verrà richiesta la certificazione del medico curante per la riammissione scolastica dei bambini con infestazione.

1. Scuola

Nell’ambito delle attività di controllo della pediculosi in ambito scolastico si distinguono azioni routinarie (effettuate indipendentemente dalla segnalazione di casi) e azioni straordinarie (in risposta alla segnalazione di casi o di focolai epidemici).

a. Azioni routinarie

All’inizio dell’anno scolastico gli insegnanti distribuiscono alle famiglie degli alunni delle scuole primarie e dell’infanzia una scheda contenente informazioni sulla pediculosi, sulle modalità di controllo della testa atte ad evidenziare la presenza del parassita e sulle modalità di riammissione scolastica. L’insegnante che nota segni evidenti di infestazione sul singolo bambino (presenza ictu oculi, ossia senza che sia necessaria un’ispezione), di numerose lendini e/o del parassita sulla testa del bambino, segnala la sospetta pediculosi al Dirigente Scolastico (art. 40 del DPR 22.12.67 n. 1518 ), il quale invia ai genitori del bambino

• una lettera in cui è richiesto un certificato medico o una autocertificazione di avvenuto trattamento ai fini della riammissione (Allegato A)

• modello per l’autocertificazione di avvenuto trattamento ai fini della riammissione (Allegato C)

b. Azioni straordinarie

Fanno seguito alla segnalazione di due o più casi in una classe (focolaio epidemico) e si differenziano in tre livelli di intervento.

1° livello – Alla segnalazione di due o più casi nell’ambito di una classe, proveniente dal genitore, dall’insegnante o dal SISP (qualora quest’ultimo riceva la segnalazione dal medico curante) il Dirigente Scolastico spedisce ai genitori dei bambini con infestazione:

• una lettera in cui è richiesto un certificato medico o una autocertificazione di avvenuto trattamento ai fini della riammissione di riammissione (Allegato A)

• modello per l’autocertificazione di avvenuto trattamento ai fini della riammissione (Allegato C)

• una lettera standard contenente alcune informazioni di base (Allegato B);

2° livello - Qualora, nei 30 giorni successivi all’adozione dei provvedimenti di 1° livello, siano segnalate nella stessa classe due o più reinfestazioni, la Direzione Scolastica informa il SISP che predispone una nota informativa per i genitori sulla situazione epidemica in corso e che ribadisce le misure che ogni famiglia deve adottare.

 

3° livello - Si configura un terzo livello qualora, nonostante siano state poste in essere le azioni previste dai primi due livelli d’intervento, vi sia la segnalazione (in una stessa classe) di focolai epidemici che ricorrono ininterrottamente nei 2 mesi successivi all’applicazione dei provvedimenti previsti nel 2° livello. In questa evenienza il Dirigente Scolastico informa il SISP, che procede all’identificazione delle possibili criticità (errori nelle modalità del trattamento, utilizzo di prodotti inefficaci, mancato controllo da parte dei genitori o altro).

Nel caso si evidenzino comportamenti non collaborativi od ostruzionistici da parte dei genitori, che possono concretizzarsi nella mancata compilazione del diario o nell’utilizzo di prodotti inefficaci o nella negazione del problema anche in presenza di segni evidenti di infestazione, il Dirigente Scolastico, in accordo con il SISP, ha facoltà di richiedere un certificato del medico curante per la riammissione in collettività. Nel caso in cui il mancato controllo del bambino da parte dei genitori possa legittimamente configurare una carenza della funzione genitoriale, il Dirigente Scolastico effettua una segnalazione al Servizio Socio-Assistenziale, per i provvedimenti del caso.

2. Aziende Sanitarie Locali

Il ruolo del SISP è di informazione ed educazione sanitaria nei confronti delle famiglie, dei Dirigenti Scolastici e degli insegnanti. Il SISP inoltre intraprende iniziative di informazione e, ove possibile, di formazione dei medici di famiglia, pediatri di libera scelta e farmacisti. Ogni ASL provvede autonomamente alla redazione del materiale informativo, modellandone i contenuti in base alla situazione locale. Il controllo sistematico dei bambini da parte del SISP in assenza di casi è una procedura di comprovata inutilità, e pertanto non è raccomandata. Inoltre, non vi sono evidenze a sostegno del controllo sistematico dei bambini da parte del SISP in corso di epidemia, per cui anche tale procedura non è raccomandata. Nel controllo delle epidemie appare cruciale l’attività educativa perché i fallimenti terapeutici (e quindi il perpetuarsi delle epidemie) sono generalmente correlati all’uso improprio dei prodotti o all’uso di prodotti inefficaci.

3. Medici di famiglia e pediatri di libera scelta

Il medico di famiglia o il pediatra interviene in due occasioni:

• quando il genitore, in base al controllo settimanale, sospetta la presenza del parassita e si reca dal curante per la conferma della diagnosi e per la prescrizione del trattamento;

• quando il Dirigente Scolastico richiede un certificato medico ai fini della riammissione scolastica (Circolare ministeriale n° 4 del 13 marzo 1998);

In entrambi i casi il curante accerta la presenza dell’infestazione e prescrive il trattamento.

A guarigione avvenuta, riempire l'allegato C (qui sotto scaricabile) e consegnarlo all'insegnante.

Grazie!